Mafia Capitale – Luna Park 7

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E così abbiamo superato noi stessi.
Non bastavano Cosa Nostra, ‘Ndrangheta, Camorra e Sacra Corona Unita. Adesso abbiamo anche Mafia Capitale, logica articolazione “noir” del brand Roma Capitale.
Finalmente noi romani abbiamo recuperato un gap storico rispetto al Regno delle Due Sicilie, anche noi abbiamo la nostra mafia. Ce n’è voluta dall’unità d’Italia, quasi 150 anni, ma alla fine ce l’abbiamo fatta!
E che mafia. Mica una cosa sguaiata alla napoletana. La nostra è una mafia aulica. Niente a che fare con quei cafonazzi siciliani e calabresi che si incontrano negli aranceti per non farsi intercettare dalle guardie. No, la nostra mafia compie le sue epiche gesta nella “terra di mezzo”, come gli eroi di Tolkien. Lo dice infatti incautamente il nostro Sauron testaccino ai suoi nani: « È la teoria del mondo di mezzo compa’. ….ci stanno.. come si dice.. i vivi sopra e i morti sotto e noi stiamo nel mezzo. E allora….e allora vuol dire che ci sta un mondo.. un mondo in mezzo in cui tutti si incontrano …».
Ed infatti ecco che nella terra di mezzo si incontrano e fanno affari un ex terrorista dei NAR, un sindaco ed un consigliere regionale pidiellini, un assessore e due consiglieri pdini, un ex vicecapo di gabinetto di un sindaco pdino, presidenti ed amministratori di municipalizzate, presidenti di cooperative ed addirittura il responsabile dell’anticorruzione del Comune. Tutti insieme appassionatamente.
Mafia Capitale ha classe da vendere e rifugge da quelle inutili volgarità degli uomini con la coppola. Non ti abbatte con la lupara ma ti stordisce con mazzette da “diecimila euro al mese”. Senza distinzioni: destra, sinistra, centro. Ce n’è per tutti. D’altronde c’è la crisi, che devono fare questi poveri politici per arrivare a fine mese? In fondo sono dei precari. Oggi ci sono, domani forse chissà. Meglio approfittare dell’occasione e far vincere qualche appalto agli amici degli amici. E chissenefrega se magari vengono tolti soldi al sociale. Tanto quelli morti di fame erano e tali resteranno. Va in scena la “Grande Monnezza”.
Resta da capire, più in generale, com’è possibile che a distanza di anni ti ritrovi di fronte sempre gli stessi personaggi. Apri il giornale e ti sembra che il tempo si sia fermato a vent’anni fa, non solo a Roma. Stesse facce, stessi reati, stessi arresti.
Ma non c’era la rottamazione? O vale solo per gli onesti?

Roberto Cavallone