Luna Park 5

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In questi giorni, mentre i nostri “statisti” si baloccano nel cortile di casa con il piccolo chimico della politica (con risultati pari a zero per il futuro del nostro paese), fuori, nel Mondo, i “grandi” hanno ricominciato a fare sul serio e nuovi conflitti sembrano profilarsi sullo scenario internazionale, quelli si capaci di cambiare i nostri destini.

E così mentre da noi, tra una grappa e un cannolo, si discetta se non sia meglio tornare al Regno delle Due Sicilie e al Lombardo Veneto in Ucraina si muore sulle strade, in un nuovo e durissimo scontro tra Occidente ed Oriente.

L’orologio della storia sembra essere tornato indietro di trent’anni e si ripropongono conflitti che ritenevamo finiti per sempre.

Infatti quando sul finire degli anni ’80 si sfaldò il blocco dell’Unione Sovietica e dei paesi satelliti sembrò che dovesse iniziare una nuova età dell’oro e questo a prescindere da qualsiasi giudizio su quei 70 anni di comunismo.

Il venir meno del competitor degli Stati Uniti, la riunificazione delle due Germanie, il ritorno al libero mercato dei paesi dell’Est sembrò mandare definitivamente in soffitta l’incubo della guerra nucleare, la corsa agli armamenti, lo scudo spaziale ecc.. Insomma, caduta l’ideologia che aveva contrapposto l’Est all’Ovest, sembrava che le uniche guerre ancora possibili fossero quelle commerciali.

Troppo semplice, evidentemente.

Come ha scritto lo storico francese Fernand Braudel “le grandi partite del presente sono state spesso giocate, vinte o perdute, nel passato”.

Ciò che sta accadendo in Ucraina, ed in particolare nella penisola della Crimea, rivela che al di là di delle ideologie politiche o delle religioni, di cui di volta in volta si vestono, in realtà nella storia millenaria dell’Uomo è facilmente riconoscibile l’esistenza di tre civiltà, tre grandi aggregazioni di popoli perennemente in conflitto tra di loro, in quanto diverse nei modi di pensare e di agire, diverse persino nei modi di mangiare. E proprio in quanto aggregazioni di popoli esse non sono affatto riconducibili nei confini degli stati che oggi conosciamo. Esistono da sempre e da sempre diffidano l’una dell’altra e si confrontano.

Una è quella che possiamo definire la civiltà occidentale, il vecchio universo latino che oggi si estende dalle rive del Reno e del Danubio sino alle terre del nuovo modo, al di là dell’Atlantico.

L’altra è l’universo greco/ortodosso, che dalle opposte rive del Reno e del Danubio si spinge sino alla nuova Costantinopoli: Mosca.

La terza infine è l’Islam, che altro non è che la continuazione e l’aggregazione dei modi di vita dei fenici, degli egizi e dei babilonesi.

Questi tre mondi, questi tre universi si sono sempre riconosciuti “a naso” e combattuti. Non per nulla quando Ottaviano e Antonio decisero di dividersi l’eredità di Cesare, il primo si prese l’Occidente e il secondo l’Oriente, cioè tutti i territori dall’Egitto sino a Bisanzio. Macroaree omogenee al loro interno, che avrebbero dovuto sopportarsi in nome della pax romana. Poi sappiamo com’è finita. Prima Ottaviano disse ad Antonio “Stai sereno” e goditi Cleopatra e poi ottenuto il consenso del Senato gli scatenò contro 80.000 uomini e 400 navi (ogni riferimento a persone e situazioni attuali è puramente casuale!)

Neppure la religione è stata in grado di unire le civiltà: cristiano l’Occidente, cristiano l’Oriente ma ciascuno a modo suo. Due Chiese, due capi spirituali, due diversi calendari, che rispecchiano divisioni millenarie.

Quindi quello che si combatte in questi giorni in Ucraina tra filoeuropei e filorussi è un conflitto che in realtà ha radici lontane, nel DNA dei popoli.

Putin oggi combatte l’Occidente come 2000 anni fa lo combattevano i Daci ed in tempi più recenti i sovietici.

Come finirà è difficile prevederlo. Probabilmente si creerà un nuovo punto di equilibrio, come dopo ogni terremoto, poiché nessuna delle tre civiltà ha la forza di inglobare e distruggere le altre (ed infatti dopo migliaia di anni sono ancora lì).

Certamente occorrerà però vigilare, per evitare un inverno nucleare, questa volta motivato da ragioni di razza anziché di politica.

Qualcuno avverte i ragazzi in cortile?